Nell'Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana è stato presentato il rapporto Svimez 2024, ad illustrare i numeri e le infografiche Luca Bianchi, direttore generale dell'Associazione per lo Sviluppo dell'Industria del Mezzogiorno ( Svimez ). ( Nella foto una pubblicità per i giovani che dal Sud partono verso il Nord ).
Tanti i dati che fanno riflettere e tante le conferme di un Paese che continua ad essere a due velocità.
Dalla crescita del lavoro "povero", cioè retribuito in modo insufficiente alla continua migrazione dei giovani che abbandonano il Sud per andare al Nord con la speranza di una vita migliore.
Ben 2,3 milioni in Italia coloro i quali lavorano percependo dei salari così bassi da non poter uscire da uno stato di povertà relativa. E di questi 1,4 milioni vivono al Sud.
E nell'analisi del mercato del lavoro si nota con evidenza il divario fra Nord e Sud.
Tra part-time involontari, contratti precari e lavoro nero, i salari reali si sono ridotti del 5,7% al Sud. In questo quadro è ovvio che chi può fa la valigia e si reca altrove per trovare occasioni di lavoro.
E parte chi ha una laurea in tasca e chi possiede delle competenze al nord sempre appetibili.
Oltre 200.000 i giovani laureati che dal Sud sono partiti verso il Nord.
La continua fuga di giovani determina il sempre maggiore invecchiamento della popolazione oltre allo spopolamento.
Basti accennare al fatto che nella relazione dello Svimez si legge che l'attuale trend demografico "avrà un forte impatto anche sugli iscritti nelle scuole, tanto che quelle primarie sono a rischio chiusura in 3 mila comuni per mancanza di bambini".
Cifre che dovrebbero far preoccupare il ceto politico dominante e che dovrebbero ricondurre la "Questione Meridionale" quale vera emergenza nazionale.
Solo con un Sud in ripresa può ripartire l'Azienda Italia.
Altrimenti ogni tentativo di ripresa sarà vano.
Redazione