La Cgia di Mestre, ancora una volta con grande oculatezza e professionalità, rende nota la sua fotografia del Paese reale, non quello dipinto da un regime di informazione sempre più piegato al potere e sempre più disponibile a una narrazione che non corrisponde alla realtà ma che è sempre più funzionale a compiacere al potere dominante.
( nella foto di apertura una delle tante file sempre più numerose di una mensa per poveri )
Per la Cgia ( Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato ) di Mestre, il reddito dei lavoratori autonomi negli ultimi 20 anni è diminuito del 30% e quello dei dipendenti dell'8%.
Tante le piccole attività in difficoltà disintegrate dalla riduzione dei consumi e dalla concorrenza della grande distribuzione e dall'e-commerce sul web.
In termini assoluti gli italiani che sono nella fascia di "rischio povertà e esclusione sociale" sono ben 13 milioni e mezzo, una cifra enorme e allarmante.
Il 23%, quasi un quarto della popolazione totale. Una percentuale mai raggiunta negli ultimi decenni.
Inutile affermare che la maggioranza degli italiani a rischio povertà vive nel Mezzogiorno, il 57% del totale.
Un fenomeno in crescita e molto preoccupante è quello del lavoratore povero. Coloro i quali lavorano per salari dai 700 ai 1200 euro al mese che certamente non possono consentire una vita tranquilla considerando il costo crescente, giorno dopo giorno, del costo della vita.
Inutile affermare che la maggioranza degli italiani a rischio povertà vive nel Mezzogiorno, il 57% del totale.
Un fenomeno in crescita e molto preoccupante è quello del lavoratore povero. Coloro i quali lavorano per salari dai 700 ai 1200 euro al mese che certamente non possono consentire una vita tranquilla considerando il costo crescente, giorno dopo giorno, del costo della vita.
E fra tutti coloro i quali soffrono maggiormente sono gli anziani che numericamente sono sempre più e che con pensioni di 400 - 500 euro al mese vivono, ovviamente, in uno stato di quasi indigenza.
Fra i lavoratori autonomi che in Italia sono 5.170.000 circa la metà si trova in condizioni economiche fragili e, quindi, a forte rischio povertà.
Un quadro complessivo insoddisfacente che aumenta le disuguaglianze fra chi vive di privilegi continui, fra le categorie forti e chi stenta a vivere dignitosamente.
Fra i lavoratori autonomi che in Italia sono 5.170.000 circa la metà si trova in condizioni economiche fragili e, quindi, a forte rischio povertà.
Un quadro complessivo insoddisfacente che aumenta le disuguaglianze fra chi vive di privilegi continui, fra le categorie forti e chi stenta a vivere dignitosamente.
I ricchi sono sempre più ricchi, i politici sono sempre più privilegiati come i gran commiss e tutto quel mondo che ruota intorno alla politica e che da decenni contribuisce all'impoverimento del Paese, mentre i poveri sempre più poveri e il cosiddetto ceto medio, figlio del boom economico dei decenni scorsi che oramai è verso la definitiva scomparsa.
Ovviamente in tutto questo scenario è da escludere una percentuale sempre più vasta, sempre più potente e sempre più ricca costituita da quel mondo della criminalità, dell'imprenditoria che ricicla, dell mondo delle tangenti, delle truffe e delle bancarotte fraudolente.
Tutto quel mondo di illegalità diffusa e criminale, quella mafia imprenditrice che non conosce crisi e che conquista, giorno dopo giorno, sempre più spazio nell'economia cosiddetta legale.
Ma questo è il frutto di un sistema capitalistico sempre più sporco e sempre più corrotto e che non interessa quella parte della popolazione non garantita, non protetta, onesta e per bene che conta sempre meno e soffre sempre più.
Redazione