Il Nuovo Psi ritorna sulla scena politica.
Con una nuova veste, con un nuovo simbolo e con un inedito patto federativo il Nuovo Psi guidato da Stefano Caldoro e Lucio Barani rientra nell'agone politico orientandosi verso una proficua collaborazione con Fratelli d'Italia, rimanendo come sempre nella coalizione di centrodestra.
In un recente convegno tenuto nei saloni del Capranichetta in Piazza Monte Citorio a Roma dal tema più che eloquente : "Il socialismo Tricolore - Dalla seconda Repubblica di Silvio Berlusconi alla Terza Repubblica di Giorgia Meloni" erano presenti, insieme al leader del Nuovo Psi, Stefano Caldoro, già sottosegretario e già Presidente della Regione Campania anche Italo Bocchino, direttore del Secolo d'Italia ed esponente del mondo della destra, l'on. Giovanni Donzelli molto vicino a Giorgia Meloni e l'On. Gianfranco Rotondi, responsabile della Democrazia Cristiana e deputato di Fratelli d'Italia.
L'On Gianfranco Rotondi, deputato di Fdi e già Ministro e Stefano Caldoro
Il Nuovo Psi ha siglato un patto federativo con la Dc di Gianfranco Rotondi e le due forze politiche, insieme, si ritrovano nell'azione politica portata avanti dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
E sull'attualissimo tema dell'Autonomia Differenziata ne discutiamo con Stefano Caldoro che può vantare una notevole esperienza politica avendo rivestito ruoli importanti quali la Presidenza della Regione Campania e l'essere stato Ministro per l'Attuazione del Programma e Viceministro per l'Istruzione, Università e Ricerca, solo per citarni alcuni.
Dibattito al Capranichetta con (da destra) Piero Sansonetti, Gianfranco Rotondi, Stefano Caldoro, Giovanni Donzelli e Italo Bocchino
Presidente Caldoro, lei è autore del libro ‘Autonomia, Regionalismo, Macroregione’. Che idea si è fatto della riforma del ministro Calderoli?
"Premesso che bisognerà attentamente vigilare sulla sua corretta attuazione, questa riforma può consentire di superare almeno in parte il forte e irrisolto divario territoriale di cui soffre l’Italia.
Da circa sessant’anni assistiamo a una distribuzione della spesa pubblica assolutamente disomogenea che ha consolidato meccanismi premiali per le aree del paese più ricche a scapito di quelle povere.
Questo soprattutto a causa del meccanismo della ‘spesa storica’ che non tiene conto degli effettivi e mutevoli fabbisogni delle singole regioni, ma si limita a fotografare la situazione in un dato momento storico e in base a quella procede con lo stanziamento delle risorse.
E’ evidente che in questo modo chi già parte indietro non potrà mai raggiungere chi sta meglio. E’ una lotta impari".
Il Simbolo del Nuovo Psi In che modo può essere superata questa criticità attraverso l’Autonomia differenziata?"Si sono finalmente definiti i Livelli essenziali di prestazione (Lep) e questo rovescia completamente il quadro.
Si supera finalmente il criterio della spesa storica, azzerando le rispettive posizioni di partenza, e si effettua una ricognizione dei target necessari per garantire i diritti all’assistenza dei cittadini nelle varie regioni.
Questa è una piccola rivoluzione sul fronte del divario territoriale. Certo, servirà del tempo, ma si innesca un meccanismo più equo di distribuzione delle risorse che certamente potrà dare frutti importanti.
Questo si traduce in un miglioramento della vita dei cittadini a prescindere dall’area geografica in cui vivono".
Pensa che il governo Meloni abbia rivolto la giusta attenzione al Mezzogiorno?
"Credo che le riforme in generale siano sempre importanti, perché anche la macchina statale e quella istituzionale devono riuscire a essere al passo con i tempi.
Che a neanche due anni dalla nascita del governo si sia messa in moto un meccanismo per modificare criteri dannosi sul fronte del divario territoriale, come appunto quello della spesa storica, mi sembra già un primo ottimo risultato.
Anche guardando ai criteri per ripartire i fondi di sviluppo e coesione mi sembra ci sia grande attenzione per il Sud Italia.
Si è sempre parlato di un Nord virtuoso e di un meridione sprecone.
Oggi questo pericolo è stato in parte arginato proprio dal cambio di paradigma che si è avuto per lo stanziamento di tali fondi. Le regioni, prima di ottenerli, devono formalizzare un cronoprogramma sia temporale che finanziario.
E’ una responsabilizzazione che di certo farà bene, soprattutto in quelle aree, con il Mezzogiorno, che non sempre riuscivano a spendere le risorse di cui erano destinataria.
L’efficienza passa anche dalla responsabilità".
Redazione